Claudio Devoto ricorda l’Architetto Paolo Portoghesi

“Devo immensa gratitudine a Paolo Portoghesi.

Il caso ha voluto che la mia azienda venisse coinvolta nell’arredo della Moschea di Roma.

Era il 1993 e avevo 40 anni.

Ho conosciuto, quindi un grande Architetto, gentile, attento ai dettagli, con una visione chiara del progetto e della sua poesia.

Abbiamo cominciato lì, alla Moschea, con le grandi porte di ingresso, ma soprattutto con l’arredo del Centro Culturale Islamico e la sua immensa biblioteca.

Ricordo che i Committenti volevano assolutamente che venisse usato un legno “arabo” o di quell’areale. Il cedro del libano era inadatto. Portoghesi si inventò di utilizzare il legno di palma, sì, quella dei datteri, ma tessuto di testa, in un intarsio che rendeva tutto prezioso.

Dal 1993 in poi siamo diventati falegnami di riferimento di Paolo Portoghesi.

Abbiamo lavorato insieme alla ristrutturazione del Teatro Argentina e Apollo d’oro, a Battipaglia (Farmacia Langoni) ad alcune case private, ma soprattutto a Calcata dove abbiamo continuato ad arredare la magica casa dove abitava e soprattutto il Giardino.

Ricordo anche la scelta condivisa del cedro come legno da usare all’aperto, ricordo il tempio, gli obelischi, le porte della saggezza (come le chiamo io) e l’immensa armonia del giardino, arredato e libero nello stesso tempo.

Di Portoghesi ricordo l’immensa cultura, la calma, la capacità di ascoltarmi e di un confronto costruttivo con “l’Artifex”. Ricordo, che per caso, ho assistito a una sua lezione a Fontanella Borghese sull’Art Nouveau. Era magnifico, ho persino rimpianto di non essere Architetto!! Pur di frequentare quel gigante.

Sapeva di tutto: ad esempio mi ha introdotto nell’uso del cipresso che è un legno poco usato, ma con un profumo intenso e durevole. Ha voluto un lavoro in radica di Tuya (che non conoscevo). Portoghesi è rimasto stupito dalla mia ignoranza: mi ha raccontato che già i romani usavano la Tuya come essenza preziosa, e che proveniva da monti dell’Atlante.

Sono stato al suo funerale. Lo avevo rincontrato circa un anno fa e mi aveva regalato, con dedica, un bellissimo suo libro sulla POESIA DELLA CURVA.

A mia volta ne ho comprato alcune copie e le ho regalate a tre Architetti che stimo.

Dovunque lui sia, voglio che sappia che gli ho voluto bene…”

Claudio Devoto

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