Location | Roma
Date | 2010
Client | Fondazione MAXXI
Design | Zaha Hadid Architects

Ingegnerizzazione e produzione di superfici complesse

Quando parliamo di superfici complesse e con doppia curvatura, finiture e strutture personalizzate, possiamo aiutare i nostri clienti a trovare la giusta soluzione costruttiva grazie alla nostra esperienza nella realizzazione di opere fortemente customizzate.

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La Devoto ha realizzato diversi arredi e complementi per gli interiors del MAXXI: i desk e i contenitori del guardaroba, il bar, gli arredi dei bagni, il mobile montacarichi alto 5 metri e il desk nella Sala Archivio. Tra tutti il desk Archivio è senza dubbio quello più complesso a causa delle grandi dimensioni e della superficie plastica con sezione variabile che lo caratterizzano.

Il tema esprimeva in modo chiaro le complessità intrinseche: un volume di grandi dimensioni, a doppia curvatura e pelle bianco latte con superficie continua, spazi consultazione e vani contenitori scavati, da posizionare all’interno del livello 0 del museo.

La Devoto ha seguito tutte le fasi del processo:

FASE 1. Analisi requisiti. Un’equipe pluridisciplinare ha accolto il progetto di Zaha Hadid, ha eseguito lo studio di fattibilità tecnica ed economica analizzando soluzioni e materiali con l’ausilio di un modello in scala per valutare la compatibilità con le aspettative del Cliente.
Sono stati presi in considerazione la complessità progettuale, il processo produttivo, i materiali utilizzabili e le finiture superficiali, la logistica di consegna, il Gantt e il budgeting di progetto. In ultimo la verifica della Qualità.
FASE 2 – Studio esecutivo. In questa fase, c’è stata una lunga collaborazione con i progettisti.  Si è ottimizzato il modello 3D per il passaggio dai software di modellazione solida agli applicativi CAD-CAM per il taglio a controllo numerico. Il bancone, diviso in tre parti in coerenza con le modalità di trasporto e fattibilità costruttiva, è stato stratificato in sezioni orizzontali composte da circa 1600 pezzi. Ad ognuno dei pezzi, diverso per dimensione e forma dagli altri, è corrisposto un programma CAD-CAM specifico. Il nesting ha stabilito gli schemi di processo per il CAM CNC.
FASE 3 – Produzione a controllo numerico e assemblaggio. Il centro di lavoro CNC – 5 assi e il sistema di codificazione dei pezzi (programmato già in fase di studio esecutivo) hanno consentito la preparazione degli elementi costitutivi per la fase dell’assemblaggio manuale: ogni singolo pezzo, oltre a risultare modellato nelle tre dimensioni, è stato contemporaneamente predisposto con opportune forature che hanno guidato e facilitato lo schema di assemblaggio previsto.
FASE 4- finitura superficiale. Il reparto di verniciatura si è occupato della finitura superficiale delle parti assemblate del bancone. Si è iniziato con la fase di rettifica delle superfici in legno per eliminare le imperfezioni di profilo e di sagomatura superficiale. Alla carteggiatura è seguita la fase di resinatura, con apposizione alternata di strati di tessuto Matt e resina e in seguito strati di Gelcoat bianco, dato sia a spruzzo che in manuale. La carteggiatura finale ha consentito il raggiungimento della finitura superficiale Matt richiesta dal progetto e verificata dai progettisti.
FASE 5- consegna. La consegna, avvenuta seguendo le procedure stabilite nello studio di fattibilità, è stata caratterizzata dall’assemblaggio “on site” delle tre parti del banco. Si è ottenuto un unico grande volume, connettendo le singole parti in modo invisibile, grazie  al  processo di finitura superficiale sopra descritto.

Il progetto del MAXXI rappresenta per la Devoto un punto di svolta per quanto concerne la ricerca sulle geometrie a doppia curvatura. Il confronto con uno stile architettonico così innovativo e complesso ha innescato un’attività di ricerca rispetto al know-how aziendale e a quello relativo a altri campi. Allo stesso tempo ha scatenato azioni di prototipazione rispetto alle soluzioni possibili che venivano supposte ma che andavano sperimentate, affinate e certificate.

Photo credit: Zeno Colantoni